Dicono di noi

DICONO DI NOI

ORTICOLTURA – SPECIALE IMPIANTI PER LA SERRICOLTURA

48 COLTURE PROTETTE / N.12 – DICEMBRE 2012

L’EVOLUZIONE DELLA COPERTURA

DI GIUSEPPE FRANCESCO SPORTELLI

Film plastico, lastre in poliestere, vetro, lastre in policarbonato: è racchiusa nella scelta, in sequenza cronologica, di diverse coperture per serra la storia della Someps sas di Lucera (Fg), impresa serricola condotta da Umberto Salvatore e Tibello Oddone, detto Pasquale. Il passaggio dall’una all’altra copertura ne ha segnato per oltre 20 anni l’evoluzione e la crescita: da modesta struttura di 500 m² alle prese con la coltivazione fuori suolo di pomodoro da mensa, fagiolino, peperone, melanzana e altre ortive, a media azienda (circa 1 ha) impegnata nella produzione di piante da fiore in vaso e di piantine orticole da trapianto, fino ad ambiziosa impresa con superficie coperta di oltre 1,5 ha da destinare esclusivamente alla produzione di piantine orticole da trapianto per gli agricoltori professionali e per gli hobbisti.

FILM PLASTICO E ONDULATO IN POLIESTERE

«La scelta del film plastico fu, alla fine degli anni ’80, quella più ovvia per il nostro primo tunnel da 500 m² – ricorda Salvatore –.  Ma la zona dove è ubicata l’azienda è ventosa, per cui il telo si ruppe due volte. La seconda, nei primi anni ’90, lo sostituimmo con lastre rigide in poliestere, il cosiddetto ondulato allora in voga, sia per il tamponamento dei lati sia per la copertura in alto, mantenendo la struttura portante in tubi di ferro. Contemporaneamente realizzammo una nuova serra di 4.500 m², in ferro-ondulato come quella piccolina, per coltivarci piante fiorite in vaso e piantine orticole. Le lastre rigide in poliestere garantivano non solo un’elevata resistenza meccanica al vento, ma anche notevole elasticità e leggerezza. Presentavano tuttavia alcuni difetti: pur avendo bassa conducibilità termica determinavano una forte dispersione di calore a causa dei numerosi spifferi che si producevano lungo la congiunzione fra lastre contigue; inoltre manifestavano scarsa trasparenza nel visibile, cioè non lasciavano passare molta luce e col tempo sotto tale aspetto peggioravano, poiché ingiallivano; infine avevano un costo molto elevato, tanto che una serra coperta con l’ondulato in poliestere, pur mantenendo la stessa struttura in ferro, costava il doppio di una con il film plastico».

IL VETRO

Il passaggio successivo è stato l’utilizzo del vetro. Infatti nel 1993 la Someps ha realizzato una serra da 2mila m² in ferro ondulato di poliestere e un’altra di oltre 3mila m² in ferro-vetro. «Vetro semplice, quello tradizionalmente usato nella realizzazione delle prime serre, spesso 4 mm – osserva Oddone –. Nulla a che vedere con le diverse varianti apparse sul mercato negli ultimi anni come i vetri a doppia parete, nella cui intercapedine viene inserita anidride carbonica o aria secca e che assicurano un ottimo isolamento termico, o i vetri capaci di schermare la radiazione dell’infrarosso lontano, grazie a un sottile strato di ossidi metallici deposti sulla faccia esterna per mezzo dei quali esaltano l’effetto serra. Però vetri comunque eccellenti, in grado di resistere benissimo al vento e di garantire all’interno della serra la medesima luminosità fornita dal film plastico». Il vetro non si deteriora come il film plastico o l’ondulato di poliestere, continua Oddone: «Ha una vita pressoché infinita se non si rompe, sopporta bene anche carichi notevoli di neve: il nostro è garantito fino a un metro. È particolarmente indicato per le piante annuali da fiore in vaso, che chiedono elevata luminosità, come geranio, petunia, primula, begonia, bocca di leone, stella di Natale, ciclamino, crisantemo e altre. L’unico svantaggio è che un impianto in ferro-vetro costa tre volte quello in film plastico e una volta e mezza quello con l’ondulato in poliestere, poiché necessita di una struttura in ferro più forte per sostenere le pesanti lastre di vetro; tuttavia dura a lungo e perciò si ammortizza facilmente».

IL POLICARBONATO

Con il passare degli anni la Someps ha modificato l’assetto colturale, orientandosi sempre più verso la produzione di piantine orticole da trapianto. «I ridotti margini di guadagno che le piante fiorite in vaso garantiscono, a causa della forte concorrenza sul mercato, ci hanno costretti via via a dismetterle, a favore delle piantine orticole – spiega Salvatore –. Per qualche tempo abbiamo coltivato solo ciclamino e stella di Natale, ma quest’ultima ha un periodo di vendita molto limitato, per cui rischia di rimanere parzialmente invenduta. Perciò abbiamo conservato solo il ciclamino, ma non passerà molto che chiuderemo pure con esso. Il nostro obiettivo è specializzarci sempre più nella produzione e offerta, dodici mesi all’anno (Vedi tab.), di un’ampia gamma di piantine orticole per agricoltori e per hobbisti». Proprio per attendere a tale impegno Umberto e Tibello hanno realizzato una nuova serra di 5mila m² in ferro-vetro-policarbonato: una struttura ibrida con tamponamento laterale in vetro e copertura in policarbonato. «Il policarbonato – evidenzia Oddone – assicura la medesima trasparenza e luminosità interna alla serra garantita dal vetro (e oltre il doppio di quella permessa dall’ondulato in poliestere), ma viene usato in alternativa al vetro per leggerezza (circa 10 volte più del vetro), facilità di montaggio, elevato punto di rottura, bassa dispersione termica (la più bassa rispetto alle altre coperture) e resistenza alle intemperie. È proprio la resistenza il suo punto forte in assoluto: tanto per darne un’idea, se ci si passa sopra con un’automobile né si rompe né si deforma».

GLI IMPIANTI INTERNI

Benché diverse per i materiali di tamponamento laterale e di copertura, le serre della Someps sono attualmente dotate degli stessi moderni impianti di apertura degli sportelli, ventilazione, ombreggiamento, riscaldamento, irrigazione, ecc., anch’essi, garantisce Salvatore, frutto di un’attenta evoluzione rispetto a quelli disponibili 20 o 10 anni fa. «L’apertura degli sportelli posti lateralmente, a baionetta o ad ala di gabbiano, e al colmo è controllata, mediante appositisensori, dal computer aziendale per influenzare la temperatura e l’umidità interni alla serra, nonché il ricambio d’aria: se fa troppo caldo il computer dispone automaticamente il massimo di apertura; se la temperatura inizia ad abbassarsi o se tira troppo vento, la riduce gradualmente, anche perché il vento forte potrebbe portare via gli sportelli stessi; se piove li chiude. Se la serra viene investita, nelle ore centrali della giornata e particolarmente in estate, da troppa luce, che può danneggiare, ad esempio, le piante di ciclamino, si aprono appositi schermi che le ombreggiano; durante l’inverno gli stessi schermi garantiscono la tenuta termica della serra evitando dispersione di calore». Le serre, aggiunge Oddone, vengono riscaldate con generatori mobili di aria calda alimentati a gasolio: tre per settore da 3mila m². «Se necessario li spostiamo da un settore all’altro, dividendo gli ambienti con dei teli per ridurre la superficie da riscaldare. Iniziamo a riscaldare a novembre-dicembre e continuiamo pressoché ininterrottamente da gennaio sino ad aprile. Principalmente di notte, per mantenere una temperatura media di 12-15 °C. Per le stelle di Natale raggiungevamo addirittura 18-20 °C, ma riscaldare notte e giorno e aumentare anche solo di un grado la temperatura interna costa tantissimo, per il prezzo del gasolio che in cinque anni è raddoppiato. Ecco perché abbiamo deciso di specializzarci nella produzione di piantine orticole, un’attività meno costosa. Poiché negli ultimi anni i prezzi dei nostri prodotti sono rimasti uguali mentre i costi sono aumentati è sempre più necessario farsi i conti in tasca. Altrimenti, se si sciala disinvoltamente in costi “inutili” e quindi evitabili, il continuo ammodernamento degli impianti prima o poi è destinato a bloccarsi!».